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OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA: UN TUFFO NELL’OSSIGENO CHE RIGENERA

  • Immagine del redattore: Active Care
    Active Care
  • 17 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) è una tecnica medica che prevede la somministrazione di ossigeno puro al 100% all’interno di una camera pressurizzata. In questo ambiente la pressione è superiore a quella atmosferica, permettendo all’ossigeno di dissolversi nel plasma sanguigno in quantità molto maggiori rispetto alla respirazione normale. Questo meccanismo consente una distribuzione più rapida ed efficace dell’ossigeno ai tessuti, anche in aree compromesse o scarsamente irrorate.

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Meccanismi d’azione e benefici

L’aumento dell’ossigeno disponibile ha diversi effetti positivi sull’organismo. Favorisce la guarigione delle ferite difficili, stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) e riduce i processi infiammatori. Inoltre, ha un ruolo antimicrobico: molte specie batteriche anaerobiche non sopravvivono in un ambiente ricco di ossigeno. Questi principi rendono la terapia iperbarica utile non solo in medicina d’urgenza, ma anche in trattamenti di lungo termine.


Indicazioni cliniche

Le applicazioni riconosciute dalla scienza spaziano dall’embolia gassosa e l’intossicazione da monossido di carbonio, fino al supporto nella cura delle ulcere diabetiche, delle lesioni da schiacciamento e delle osteomieliti refrattarie. Viene impiegata anche come trattamento complementare in alcune forme di necrosi ossea e in pazienti con problemi di cicatrizzazione post-chirurgica. Nonostante ciò, non si tratta di una terapia universale, di una panacea: le indicazioni devono essere valutate attentamente da un medico specialista in medicina subacquea e iperbarica oppure in anestesia, medicina d’urgenza, interna o del lavoro.


Sicurezza e prospettive future

L’ossigenoterapia iperbarica è generalmente sicura, ma può comportare effetti collaterali come barotraumi auricolari o, raramente, crisi convulsive da iperossia. Per questo motivo viene sempre effettuata sotto stretto controllo medico. La ricerca attuale sta esplorando nuove potenziali applicazioni, ad esempio nel recupero neurologico dopo ictus o trauma cranico, e nel supporto alle terapie oncologiche.


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