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ALZHEIMER: NUOVE FRONTIERE PER LA RICERCA

  • Immagine del redattore: Active Care
    Active Care
  • 29 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 1 lug

L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che compromette memoria, linguaggio e pensiero. Le ricerche più recenti sottolineano l'importanza della diagnosi precoce per rallentarne il decorso. Nuove tecniche di analisi del sangue e di imaging cerebrale permettono oggi di identificare i cambiamenti biologici anni prima dei sintomi clinici.

Ad esempio, un test sperimentale sviluppato dall’Università di Washington ha mostrato grande precisione nell'individuare soggetti a rischio sulla base di biomarcatori presenti nel sangue (JAMA, 2020). Anche risonanze magnetiche avanzate e PET cerebrali vengono sempre più utilizzate nei protocolli di screening.


I Principali biomarcatori: spie nel sangue e nel cervello

La ricerca ha individuato alcuni biomarcatori chiave per riconoscere l’Alzheimer in fase iniziale:

·       Proteina beta-amiloide (Aβ42/40): il rapporto tra le due forme di questa proteina, misurabile nel sangue, è collegato all'accumulo di placche nel cervello, un segnale precoce della malattia (Janelidze et al., 2020).

·       Proteina tau fosforilata (p-tau): in particolare p-tau181 e p-tau217, sono indicatori molto specifici dell'Alzheimer e si stanno sviluppando test ematici per la loro rilevazione (Nature Reviews Neurology, 2024).

·       Neurofilamenti (NfL): quando i neuroni si danneggiano, rilasciano queste proteine. Sebbene non siano esclusivi dell’Alzheimer, aiutano a monitorare il grado di neurodegenerazione (Alzheimer’s Research & Therapy, 2023).

 

Terapie in sviluppo e stili di vita

Sebbene non esista una cura definitiva, nuovi farmaci come lecanemab e donanemab hanno dimostrato di rallentare la progressione della malattia nei pazienti con Alzheimer precoce (NEJM, 2023).

In parallelo, lo stile di vita gioca un ruolo fondamentale: alimentazione equilibrata, esercizio fisico regolare e attività cognitive contribuiscono a ridurre il rischio, come evidenziato dallo studio FINGER (Lancet Neurology, 2015).

La sfida all’Alzheimer oggi si gioca su due fronti: diagnosi sempre più tempestive grazie ai biomarcatori e strategie terapeutiche combinate, farmacologiche e comportamentali. La scienza sta costruendo le basi per trasformare la malattia in una condizione gestibile, se identificata in tempo.


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