BASTA EPATITI! DALLA PREVENZIONE ALLE NUOVE CURE
- Active Care
- 23 feb
- Tempo di lettura: 2 min
L’epatite è un’infiammazione del fegato che può avere cause infettive: da virus, batteri e parassiti, e non infettive; da consumo eccessivo di alcol e droghe, malattie autoimmuni e uso di farmaci tossici. Le epatiti virali sono le più comuni e si distinguono in diversi tipi: A, B, C, D ed E.

Quali sono i tipi di epatite?
Epatite A: si trasmette per via oro-fecale, attraverso acqua e cibo contaminati, generalmente si guarisce spontaneamente e si previene con il vaccino.
Epatite B e C: si trasmettono attraverso sangue o fluidi corporei infetti (inclusa la trasmissione sessuale, aghi infetti, trasmissione materno-fetale) ed in alcuni casi possono cronicizzare.
Epatite D: causata dal virus HDV, colpisce soltanto le persone già infettate dall'epatite B ed ha le sue stesse modalità di trasmissione.
Epatite E: simile all’epatite A, si trasmette tramite acqua e cibo contaminati, solitamente ha un decorso benigno, ma può essere pericolosa in gravidanza.
Come si cura l’epatite?
Le epatiti virali acute spesso non necessitano di cure specifiche, ma per le forme croniche, come l’epatite B e C, esistono trattamenti antivirali efficaci. Per l’epatite C, i farmaci ad azione diretta possono eliminare completamente il virus.
Come puoi prevenire l’epatite?
La prevenzione include la vaccinazione (disponibile per A e B), l’uso di misure igieniche, rapporti sessuali protetti, il controllo del sangue nelle trasfusioni e l’uso di strumenti sterili.
Riconoscere precocemente i sintomi e adottare comportamenti preventivi è essenziale per ridurre la diffusione dell’epatite e proteggere la salute del fegato.
Quali sono le ultime ricerche scientifiche?
Recentemente i ricercatori australiani del Westmead Institute for Medical Research hanno scoperto il gene che potrebbe trattare, o quantomeno frenare l’epatite B, C, D. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica The Journal of Infectious Disease e il gene in questione si chiama TM6SF2: la scoperta del ruolo che potrebbe avere nel bloccare i virus che attaccano il fegato apre la porta ad un potenziale trattamento che inibisce il gene e, di conseguenza, impedisce alle particelle del virus di lasciare il fegato e diffondersi.

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